giovedì 13 ottobre 2011

la nostra crisi, la loro crisi e il futuro che verrà

E' ufficiale da un po di tempo: c'è la crisi. Si, ma quale crisi?
circa da 10 anni ricevo persone in ufficio, soprattutto fornitori che ogni mese mi fanno un preciso resoconto del mese appena chiusosi, e il verdetto è quasi sempre lo stesso: c'è la crisi.
Poi un giorno la crisi è arrivata davvero... la loro crisi però; quella del sistema, quella dei subprime, quella dei grandi interessi; a questa crisi reale si aggiunge dopo poco la crisi delle istituzioni, l'incertezza dei governi, le debolezze dell'Europa e dell'euro, e noi, poveri criceti in gabbia, ci troviamo in mezzo, allora la LORO crisi diventa la NOSTRA crisi; ma di nuovo: quale crisi?

La crisi peggiore è quella della prospettiva, quel suono scricchiolante che ci obbliga ad aprire gli occhi, ad assistere finalmente al furto del futuro dei giovani, perchè il futuro ai giovani lo stanno rubando da anni, ma sembra che solo ora ce ne rendiamo conto; il mercato del lavoro sta peggiorando costantemente da anni, non nei numeri ma nella qualità.

Abbiamo perso di vista il punto su cui bisognerebbe soffermarsi: il futuro che verrà. Certo ci sembra che non ci sia più speranza, che nulla si possa fare, che sia tutto perduto; siamo circondati da profeti e nichilisti, ma perchè nessuno ci sprona a fare meglio?
Fare meglio, impegnarsi, sperare in un futuro per i nostri bambini.
Io voglio che qualcuno ci dica che c'è una speranza, e che lo dica basandosi su dei fatti; io voglio che il modo di intendere il lavoro cambi, io voglio che la gente smetta di pensare solo ai propri interessi, a partire dai grandi fino ad arrivare ai piccoli e capisca che il bene comune è il bene di tutti.

Io voglio una meta irraggiungibile? Una volta lo credevo anche io, oggi non lo credo più, perchè anche se non ce ne accorgiamo qualcosa sta cambiando, e i cambiamenti sono bene accetti, il futuro che verrà può ancora avere un bel colore, ma non grazie alla BCE o allo stato Italiano o ad altri enti spiritici, ma grazie a noi piccoli criceti che forse riusciremo timidamente ad uscire dalle nostre piccole gabbie.

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